Stabilire limiti personali è positivo. Ci permette di tracciare confini per salvaguardare la dignità, e così gli altri sappiano dove sono le nostre linee rosse. Tuttavia, ciò che non è permesso è innalzare barriere che vietano la propria felicità. Isolarci, per così dire, in quell'isola dove ci sentiamo protetti metterà seri freni al nostro sviluppo personale.
Tal Ben-Shahar, professore di psicologia cognitiva e leadership ad Harvard, è oggi uno dei massimi guru nella conoscenza della felicità. Così, qualcosa che ci segnala molto spesso è il seguente: le persone hanno due opzioni nella vita. La prima è essere vittime della nostra infelicità incolpando gli altri per ogni cosa che ci accade o che non otteniamo.
La seconda può risultare un po' più difficile ma fruttuosa. Implica innalzarci come esseri responsabili, come agenti attivi del nostro benessere, conoscendo quei limiti personali che noi stessi ci poniamo e che ostacolano la felicità, la crescita e il successo.
Qualcosa del genere può essere ottenuto solo in due modi: mediante l'autoconoscenza e attraverso una mentalità di crescita. Il primo ci permetterà di conoscerci molto meglio per sapere dove risiedono i nostri buchi neri. Il secondo promuoverà il cambiamento nella vita quotidiana.
Un modo per abilitarci in queste strategie è senza dubbio attraverso corsi adeguati di sviluppo personale, come quello che ci propone Ismael Cala. Un autentico punto di riferimento internazionale e il miglior facilitatore in queste materie.
La felicità è un compito da svolgere, non un interrogativo da cercare
–Ismael Cala–
I limiti personali che ti impediscono di raggiungere la felicità
La felicità è, soprattutto, assenza di paura. Tuttavia, come ben sappiamo, l'essere umano è equipaggiato con una vasta gamma di paure che nella maggior parte dei casi ci vengono date per ragioni evolutive. La paura ci aiuta a sopravvivere, non c'è dubbio, ma spesso ci porta anche all'immobilità, a situazioni molto debilitanti.Bisogna trovare un equilibrio. Un adeguato punto intermedio dove non correre rischi inutili ma promuovere, allo stesso tempo, il progresso. Inoltre, dobbiamo anche accettare che nessuno è immune alla paura, questa dimensione ci accompagnerà sempre e non ci sarà giorno in cui non dovremo affrontarla faccia a faccia. Vediamo quindi quali sono quei limiti personali che ostacolano la felicità.
1. L'insicurezza
L'insicurezza è quel ostacolo quotidiano che ci sussurra: "fallirai, non farlo perché farai un errore, non osare perché fallirai di nuovo e ti metterai in imbarazzo". Ora, ma da dove vengono queste paure?- La nostra educazione, una casa segnata da stili autoritari.
- Esperienze negative e fallimenti che non siamo riusciti a superare.
- Bassa autostima.
2. Non reagire a un ambiente negativo e tossico
Prima di tutto, conviene chiarire un aspetto: non esistono persone tossiche, ma comportamenti tossici. Cosa significa questo? Fondamentalmente, che ci sono figure intorno a noi esperte in quanto segue:- Ci tolgono il morale con la loro negatività.
- Ci convincono che i nostri bisogni non sono importanti.
- Sono profili che non desiderano che li superiamo in qualche aspetto, per questo tendono a sminuire le nostre qualità.
- Sono critici, fanno uso della menzogna e della manipolazione.
3. Dare priorità ai bisogni degli altri
Spesso molti di noi cadono in questa dinamica così ricorrente: dare priorità ai bisogni altrui. È più comune di quanto pensiamo, tanto che è forse una delle principali cause per cui non raggiungiamo i nostri sogni. Così, c'è chi quasi senza accorgersene finisce per fare il possibile per soddisfare gli obiettivi del partner.C'è chi mette da parte il proprio sviluppo personale e professionale per i figli. Può anche accadere che ci concentriamo a soddisfare gli obiettivi familiari invece di seguire le proprie passioni e mete. Tutto ciò può essere giustificabile in alcune occasioni (soprattutto quando parliamo dei figli), tuttavia, bisogna cercare un equilibrio.
I limiti personali che vietano la felicità sono anche quelli che noi stessi costruiamo preoccupandoci, esclusivamente, per la felicità altrui. Seguire questo approccio ci priva di qualsiasi sogno, e farà sì che a un certo punto arrivi il demone della frustrazione.
Dobbiamo capire un aspetto. La persona che lavora per il proprio sviluppo personale, che si preoccupa di soddisfare i propri bisogni e di raggiungere i propri obiettivi è una persona felice. Così, qualcuno che si sente bene con se stesso è qualcuno che arricchisce con la sua presenza gli altri.
Per concludere, non esitiamo a riflettere su queste tre dimensioni. Come dice bene Ismael Cala, aspirare alla felicità non è un interrogativo da risolvere, è un'attività su cui investire sforzi ogni giorno. Facciamo il passo e generiamo cambiamenti iniziando preziosi corsi come quello che lui stesso ci propone.